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DIOCESI DI FIDENZA
Ovidio Vezzoli
Vescovo
RICOMINCIARE DALL’EVANGELO
Lettera Pastorale 2020-2021
Prima parte

«Ascolta Israele.
Il Signore è il nostro Dio,
il Signore è uno».
(Dt 6,4)

«La mia parola non è forse come il fuoco,
oracolo del Signore,
e come un martello che spacca la roccia?».
(Ger 23,29)

«Lampada per i miei passi
è la tua Parola,
luce sul mio cammino».
(Sal 119,105)

«Beati coloro che ascoltano
e osservano la parola di Dio».
(Lc 11,28)

«La parola di Dio è viva ed efficace,
scruta i sentimenti e i pensieri del cuore».
(Eb 4,12)

«Beato chi legge
e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia
e mettono in pratica le cose che vi sono scritte.
Perché il tempo è vicino».
(Ap 1,3)

«Non a tutti è dato indagare ciò che è “oltre quello che sta scritto”,
se non a condizione di assimilarvisi».

(Origene, Commento al Vangelo di Giovanni XIII, 5,32)

«La relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sa-cra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo».

( Papa Francesco, Lettera apostolica per l’istituzione della Domenica della Parola di Dio, Aperuit illis, 30 settembre 2019, n. 1)

Premessa
Tracce di un cammino

«Ricominciare dall’Evangelo». È il titolo e, al contempo, il percorso che caratterizza la Lettera pastorale 2020-2021, che consegno alle comunità cristiane della diocesi di Fidenza, ma anche a tutti coloro che desiderano tro-varvi motivi di riflessione e indicazioni per il loro cammino di crescita umana e spirituale.

Con la Lettera pastorale 2018-2020 la Chiesa di Fidenza si è impegnata sul tema del discernimento cristiano; lasciandosi guidare dall’Unum est necessarium; ogni comunità cristiana ha avuto la possibilità di riconoscere, interpretare e scegliere secondo la sapienza dell’Evangelo, che è l’autentico segno del tempo da accogliere. La comunità è stata invitata ad interrogarsi alla luce della parola di Dio: cosa ci chiede il Signore in questo tempo? Come è possibile camminare nella fedeltà all’Evangelo senza disattendere i bisogni dell’umanità? L’attualità e l’urgenza del discernimento si sono manifestate, in particolare, nel difficile tempo caratterizzato dalla pandemia, che ha coinvolto l’intera umanità. Sono state interessate le dinamiche più diverse del vivere umano: le relazioni sociali e famigliari, lo stato di sa-lute delle persone, gli affetti più cari lacerati in un vortice di morte senza pietà, l’economia paralizzata, l’espressione comunitaria della fede della Chiesa senza partecipazione alla liturgia. Questa situazione ha presentato anche un altro volto, quello della speranza, che si è espressa nei molteplici segni di condivisione, di carità fraterna, di aiuto e soccorso a chi era nel bisogno, di abnegazione dei medici, degli operatori sanitari e dei volontari, ma anche il fiorire di iniziative ecclesiali per sentirsi in comunione nella preghiera. Il tutto ha costituito una testimonianza di straordinaria umani-tà e condivisione. Questo apre alla speranza di ricominciare e non sempli-cemente di restaurare qualcosa che si è guastato. Ricominciare, dunque, non esclusivamente dalla scienza, dall’economia o dalla tecnica, ma da un umanesimo cristiano, che discerne nell’uomo il riflesso del suo Creatore e Signore (1).

Nell’Anno pastorale 2020-2021, in comunione con gli orientamenti di Papa Francesco e della Conferenza Episcopale Italiana (2021-2025), ritengo sia necessario, anche per la Chiesa fidentina, riscoprire la sua vocazione missionaria ricominciando dall’Evangelo. Alla comunità diocesana non è chiesto di organizzare alcuna crociata di conquista dei lontani, nessuna propaganda religiosa tesa a sedurre qualcuno a sé. Al contrario, non è chiesto di se-durre qualcuno, ma di e-ducare alla vita evangelica. A tutti i credenti è chiesto di riconoscersi discepoli che imparano dal Maestro unico, Gesù il Signore e si mettono con umiltà dietro a lui, accogliendo la missione da lui stesso affidata: essere suoi testimoni in ogni tempo e in ogni situazione della storia. Ogni discepolo dell’Evangelo è missione. È stato così per la prima generazione cristiana; lo è, non con minore intensità, per noi oggi.
Al riguardo, il punto di riferimento del nostro cammino pastorale per i prossimi quattro anni è costituito dal testo di At 2,42; in esso l’evangelista Luca narra della vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme, che fonda e documenta il senso della sua testimonianza cristiana attorno a quattro colonne fondamentali: l’ascolto della Parola spiegata dagli Aposto-li autorevoli testimoni del Risorto, la comunione fraterna, la celebrazione eucaristica, la preghiera.

Pertanto, alla luce della vita ecclesiale della comunità di Gerusalemme, per l’Anno pastorale 2020-2021, intendiamo porre al fondamento del nostro percorso la prima di queste colonne: la Parola di Dio, ascoltata, meditata e pregata; questa è la condizione previa per ogni annuncio e testi-monianza del credente. «Ricominciare dall’Evangelo»: ecco la traccia da cui ripartire per un cammino di Chiesa «in uscita» e discepola del Signore.

Il percorso indicato si articola attorno a cinque momenti essenziali:

1. Anzitutto, dopo l’Introduzione nella quale ci chiediamo: Perché e come evangelizzare oggi?, accogliamo la testimonianza della Chiesa di Gerusalemme nelle dimensioni fondamentali che la caratterizzano, alla luce di quanto ci documenta il testo di At 2,42: ascolto della catechesi apostoli-ca, comunione fraterna, frazione del pane e preghiere.
2. In secondo luogo, intendiamo richiamare il primato della Parola, sorgente e contenuto di ogni annuncio ecclesiale.
3. In terzo luogo, lasciandoci guidare dalla S. Scrittura risaliamo al momento istitutivo della missione, che Gesù affida ai suoi.
4. In quarto luogo, ci mettiamo in ascolto della testimonianza di Paolo che a Roma, nonostante la prigionia, non rinuncia alla predicazione della buona notizia.
5. Infine, non possiamo dimenticare che l’anima di ogni annuncio e di ogni ricominciare è lo Spirito promesso dal Signore risorto alla sua Chiesa.

Al termine di ogni singola parte della Lettera pastorale sono proposti, anzitutto, alcuni interrogativi per facilitare un lavoro di riflessione nel contesto di una lectio divina, ma anche di confronto nel gruppo di catechesi, nel Consiglio Pastorale Parrocchiale per l’impostazione del cammino della comunità. In secondo luogo, è indicata una proposta di preghiera, che può essere utilizzata da soli o in gruppo al termine del lavoro di riflessione, di ascolto e di confronto.

Papa Francesco ci indica il criterio con il quale rimetterci in cammino, come Chiesa del Signore:

«Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi: “Dio si manifesta in una rivelazione storica, nel tempo. Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza. Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa”. Da ciò siamo sollecitati a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede, af-finché la direzione di questo cambiamento “risvegli nuove e vecchie domande con le quali è giusto e necessario confrontarsi”» (2).

(1) «La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio!» (Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4,20,5-7). «Hai visto tuo fratello, un uomo? Hai visto Dio» (Clemente Alessandrino, Stromati, I,19,94).
(2) Papa Francesco, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale. Sala Clementina Sabato, 21 dicembre 2019
(www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/december/documents/papa-francesco_20191221_curia-romana.html).

Introduzione
Perché e come evangelizzare oggi?

Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (3), alla luce delle intuizioni di Paolo VI espresse nella Evangelii nuntiandi (4), Papa Francesco ha individuato per la comunità cristiana una necessità improrogabile: essere Chiesa «in uscita» (5), che riscopre la sua intrinseca vocazione missionaria. Questa, poi, non si traduce nella predicazione di qualsiasi dottrina, filoso-fia o morale, con l’intenzione di formare degli adepti alla stregua di una setta; al contrario, la missione della Chiesa si esprime nell’annuncio, senza equivoci, dell’Evangelo che è Gesù Cristo, crocifisso e risorto.
Le indicazioni del Magistero pontificio non possono trovarci né indifferenti né scettici. L’indifferenza acquista, da un lato, il volto della rassegnazione e della accidia e, dall’altro, si esprime nella superficialità di chi ritiene che un documento si sostituisce ad un altro senza lasciare traccia alcuna nella vita dei credenti. Lo scetticismo, da parte sua, parla il linguaggio cinico di chi afferma, che non saranno certo queste indicazioni del Magistero a risolvere i problemi e le complessità, che la Chiesa si trova ad affrontare davanti al mondo contemporaneo.
Vero antidoto all’indifferenza, alla rassegnazione, all’accidia e allo scetticismo è la motivazione di una speranza più grande, che abita la vita del discepolo rendendolo umile testimone del suo Signore, «via, verità e vita» (Gv 14,6), «Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8).

«Primo e più importante compito della Chiesa: l’evangelizzazione. San Paolo VI affermò: “Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare”. La Evangelii nuntiandi anche oggi continua ad essere il documento pastorale più importante del dopo Concilio, e attuale.
In realtà, l’obiettivo dell’attuale riforma è che “le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato all’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie (EG 27)”»(6).

(3) Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2013 (= EG).
(4) Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1965), in P. de Charentenay (ed.), Paolo VI alle radici del magistero di Francesco. L’attualità di Ecclesiam suam ed Evangelii nuntiandi, LEV, Città del Vaticano 2018 (= EN).
(5) EG 20: «Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: “Va’, io ti mando” (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: “Andrai da tutti coloro a cui ti manderò” (Ger 1,7). Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo».
(6) Papa Francesco, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale. Sala Clementina Sabato, 21 dicembre 2019, cit.

Non si può negare che il contesto nel quale viviamo muove non poche contestazioni alla azione missionaria della comunità cristiana, intrinsecamente correlata alla sua identità di Chiesa del Signore (7). O una Chiesa è missionaria, oppure non è la chiesa voluta dal suo Signore; tuttalpiù appa-rirà simile ad una conventicola religiosa o ad un club elitario i cui membri sono associati da un unico ideale.

«Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamen-ti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza. Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima. Rammento l’espressione enigmatica, che si legge in un famoso romanzo italiano: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” (ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa). L’atteggiamento sano è piuttosto quello di lasciarsi interrogare dalle sfide del tempo presente e di coglierle con le virtù del discernimento, della parresia e della hypomone. Il cambiamento, in questo caso, assumerebbe tutt’altro aspetto: da elemento di contorno, da contesto o da pretesto, da paesaggio esterno … diventerebbe sempre più umano, e anche più cristiano. Sarebbe sempre un cambiamento esterno, ma compiuto a partire dal centro stesso dell’uomo, cioè una conversione antropologica» (8).

Le obiezioni mosse ad una Chiesa che si dice missionaria riguardano, da un lato, il come adempiere la missione, ma soprattutto, dall’altro, il perché di essa. Dunque, perché i discepoli del Signore devono annunciare Gesù Cristo? Perché la missione della Chiesa?
Alcuni dubbi sono riconducibili ad equivoci che, spesso, dimorano anche nella comunità dei credenti (9). Una prima osservazione è ravvisabile a partire dal contesto culturale odierno caratterizzato dal dialogo interreligioso, che per sua natura sembra contraddire, di fatto, e non considerare necessaria la missione. La cultura odierna, spesso, enfatizza l’incontro con le religioni non cristiane fino a concludere che vi sono vie diverse di salvezza, altre strade per giungere a Dio; pertanto, la missione non è più es-senziale per la Chiesa del Signore.
Un secondo dubbio è rappresentato dalla concezione per la quale nei confronti dei poveri è necessario, prima, preoccuparsi della loro liberazione e del loro riscatto da ogni forma di oppressione e di schiavitù; solamente in seguito si può annunciare la buona notizia (10). A questa obiezione si potrebbe rilevare che l’inganno nascosto è quello di considerare i missionari come protagonisti di frontiera impegnati in una rinnovata forma di colonialismo sociale e religioso.
Un terzo motivo, che palesa un disagio nei confronti della evangelizzazione oggi, è costituito da una certa pastorale di conservazione per la quale è necessario mantenere integro quel poco che si ritiene rimanga di essenziale, di contro alla babele contemporanea delle opinioni e dei comportamenti in ambito religioso, civile e morale. Se, comunque, in questo clima rassegnato non si giunge ad un esplicito abbandono, la missione viene, però, facilmente delegata ad associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali “esperti” o ad eventi straordinari da richiamare a ritmi determinati e ritenuti stratagemmi risolutori di tale situazione.
In quarto luogo, si contesta la pertinenza di un’azione missionaria della Chiesa, spesso costretta in confini ridotti che la portano a identificarsi con una qualsiasi agenzia di etica sociale, che fa dell’esperienza cristiana un luogo di attivismo pastorale e la cui finalità è una presenza efficiente su ogni campo. Una testimonianza, in proposito è eloquente:

«È diffusa oggi qua e là, anche in ambienti ecclesiastici elevati, l’idea che una persona sia tanto più cristiana quanto più è impegnata in attività ecclesiali. Si spinge ad una specie di terapia ecclesiastica dell’attività del darsi da fare […]. In qualche modo, così, si pensa, ci deve sempre essere un’attività ecclesiale, si deve parlare della Chiesa o si deve fare qualcosa per essa o in essa […]. Ma la Chiesa non esiste allo scopo di tenerci occupati come una qualsiasi associazione intra-mondana e di conservarsi in vita essa stessa, ma esiste, invece, per divenire in noi tutti accesso alla vita eterna […] luogo di esperienza del perdono, della remissione dei peccati» (11).

La sottolineatura esasperata dell’individualismo si alterna con una massificazione evidente; tutto ciò minaccia l’autenticità dell’annuncio dell’Evangelo scambiato come imposizione, che tende a far capitolare qualcuno in vista di una nuova aggregazione spirituale.
In quinto luogo, il nostro tempo si presenta segnato da un materialismo pragmatico secondo il quale la ricerca del benessere immediato e la sequela di stili di vita segnati dalla mondanità relegano alla periferia del vissuto umano tutto quanto attiene a ‘spirito, anima, gratuità, condivisione, vita eterna’ producendo una profonda ambiguità esistenziale.
Infine, accanto a questi dubbi che minacciano il senso della missione della Chiesa, non si può tacere riguardo ad esperienze di celebrazioni li-turgiche segnate da una palese ipocrisia. Laddove prevale il clericalismo liturgico, la partecipazione, oltre ad essere disattesa, è ridotta ad assistenza inerte, lasciando posto a false devozioni, che rendono l’azione rituale il luogo e il tempo nei quali consumare pratiche religiose individuali. La riduzione dell’esperienza di vita cristiana alla sola ‘assistenza’ all’Eucaristia domenicale, impedisce alla liturgia della Chiesa di configurarsi come cele-brazione del mistero di Cristo, che investe la totalità dell’esistenza del credente.
Davanti a questi nodi equivoci non si può soprassedere né disattendere un disagio, che attraversa l’identità missionaria della Chiesa. Questo oggi, che è il tempo di Dio per noi, ci interpella e ci ammonisce a verificare, an-zitutto, il perché dell’evangelizzazione alla luce dell’autentica Tradizione della Chiesa (12); in seconda istanza, ci esorta a trovare le modalità dell’annuncio a partire dalla parola di Dio, vigilando sulla tentazione di ridurre la missione ecclesiale ad una generica e mondana propaganda religiosa.

(7) Osservazioni interessanti al fine di precisare la questione relativa all’annuncio dell’Evangelo nella Chiesa e nel mondo oggi, in E. Bianchi, Nuovi stili di evangelizzazione, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp. 75-92; G. Augustin, Io sono una missione. I passi della nuova evangelizzazione, LEV, Città del Vaticano 2018. Un ragguaglio eccle-siologico sulla evangelizzazione nel mondo contemporaneo, alla luce del magistero di Paolo VI e di Papa Francesco è offerto da P. de Charentenay (ed.), Paolo VI alle radici del magistero di Francesco. L’attualità di Ecclesiam suam ed Evangelii nuntiandi, cit., pp. 5-49.
(8) Papa Francesco, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale. Sala Clementina Sabato, 21 dicembre 2019, cit.
(9) Cfr. J. Doré, L’evangelizzazione nella società attuale, Qiqajon, Magnano (BI) 1998 (Testi di meditazione, 81).
(10) A questa obiezione ha risposto con lucidità Papa Francesco: «L’inculturazione del Vangelo in Amazzonia deve integrare meglio la dimensione sociale con quella spirituale, così che i più poveri non abbiano bisogno di andare a cercare fuori dalla Chiesa una spiri-tualità che risponda al desiderio della loro dimensione trascendente. Pertanto, non si trat-ta di una religiosità alienante e individualista che mette a tacere le esigenze sociali di una vita più dignitosa, ma nemmeno si tratta di tagliare la dimensione trascendente e spiritua-le come se all’essere umano bastasse lo sviluppo materiale. Questo ci chiama non solo a combinare le due cose, ma a collegarle intimamente. Così risplenderà la vera bellezza del Vangelo, che è pienamente umanizzante, che dà piena dignità alle persone e ai popoli, che riempie il cuore e la vita intera». Papa Francesco, Esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia (2 febbraio 2020), LEV, Città del Vaticano 2020, p. 56, n. 76.
(11) Testimonianza di J. Ratzinger citata da E. Bianchi, «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?», in E. Bianchi – L. Manicardi – C.M. Martini, «Non vi sarà più notte». Notte della fede, notte della Chiesa, Morcelliana, Brescia 1996, pp. 44-45.
(12) Papa Francesco nella Esortazione apostolica Querida Amazonia sottolinea: «Si tratta dell’autentica Tradizione della Chiesa, che non è un deposito statico né un pezzo da mu-seo, ma la radice di un albero che cresce (Vincenzo di Lerins). È la millenaria Tradizione che testimonia l’azione divina nel suo Popolo e “ha la missione di mantenere vivo il fuo-co più che di conservare la cenere” (Gustav Mahler)». Cfr. Papa Francesco, Esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia, cit., p. 49, n. 66.


Per il confronto

1. Sono disposto a intraprendere il cammino indicato dalla Lettera pastorale nella coscienza di svolgere un servizio alla comunione ecclesiale?
2. Il contributo di ciascuno alla riflessione, alla ricerca e alla condivisione è finalizzato ad edificare il corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Ne sono convinto?
3. Sono nell’atteggiamento di favorire la comunione e la crescita della parrocchia, mettendomi in stato di umile ricerca, lasciando da parte polemiche, pettegolezzi, invidie, sottili allusioni e pretesa di possedere la verità?

Preghiamo
«Signore, noi ti ringraziamo,
perché ci hai riuniti alla tua presenza
per farci ascoltare la tua Parola:
in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà.
Fa’ tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua
e affinché non troviamo condanna nella tua Parola,
letta ma non accolta,
meditata ma non amata,
pregata ma non custodita,
contemplata ma non realizzata,
manda il tuo Santo Spirito ad aprire le nostre menti
e a guarire i nostri cuori.
Solo così il nostro incontro con la tua Parola
sarà rinnovamento dell’alleanza
nella comunione con te e il Figlio e lo Spirito Santo,
Dio benedetto ora e nei secoli dei secoli.
Amen» (13).


(13) Comunità monastica di Bose (ed.), Preghiera dei giorni. Ufficio ecumenico per l’anno liturgico, Qiqajon, Magnano (BI) 2011, p. 471.

3 Comments

  1. Massimiliano Grossi 27/02/2021 at 17:55 - Reply

    Vorrei condividere con voi alcuni spunti dell’omelia che, la mattina successiva il nostro primo incontro, ho ascoltato partecipato alla Messa.
    Non ero nella nostra parrocchia e quindi i pensieri del celebrante non potevano essere stati influenzati dall’incontro dalla sera prima.
    Vi riporto alcuni tratti di quell’omelia.

    <>
    Penso che il rischio di portare avanti la propria idea, il proprio io, sia molto attuale.
    Gesù infatti ci avverte:
    – “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,8)
    – “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci.”

    Come fare a restare con lui, in sua intima compagnia?
    Come restare innestai similmente ai tralci nella vite?
    – Ascolto della Parola; meditazione della Parola
    – Sacramenti (in particolare l’eucarestia e la riconciliazione);
    – Preghiera;
    – Adorazione Eucaristica.

    Tutto sommato ascoltare Gesù, ascoltare la sua parola fin tanto che guarisce e riscatta poveri e ammalati nel corpo e nello spirito è relativamente semplice ma quando tratta argomenti come la croce, l’umiltà, il donarsi completamente o anche semplicemente il condividere fraternamente, le cosi si complicano.

    Termino con una domanda: la condivisione fraterna è possibile? E’ solo un desiderio un’utopia o è realmente possibile anche per me?

  2. Francesco 28/02/2021 at 18:11 - Reply

    Mi lascio muovere dal commento di Massimiliano. Credo che nella voglia stessa di confrontarsi risieda il desiderio profondo di crescere insieme ad una comunità. Dove manca questa mozione al confronto muore anche il resto.
    Forse internet non ha mai ricoperto un ruolo così importante nella vita della parrocchia e pur esistendo da 2 decenni ancora fatica ad entrare nell’uso se non nelle sue modalità più basse. Forse siamo noi sacerdoti che dobbiamo trovare il modo di creare luoghi e tempi di confronto.
    Non so decidermi. Forse i problemi sono entrambi, io devo pensare per prima cosa ai miei doveri. Da prete mi impegno a cercare e proporre nuovi modi per stimolare la discussione sulla fede. spero davvero che questi incontri possano diventare un punto di riferimento.
    dFra

  3. Francesco 28/02/2021 at 18:12 - Reply

    Il mondo giovanile sempre più frequentemente presenta episodi di violenza e vandalismo. Nell’introduzione della lettera pastorale il Vescovo ci invita a vivere una Chiesa missionaria. Quali iniziative il Vicariato intende proporre per una maggiore presenza fra i giovani della nostra città?
    Come proporre la lettura e la discussione sull’enciclica FRATELLI TUTTI e sull’esortazione apostolica AMORIS LAETITIA?
    Luigi Daccò

    PS: Riportato dall’altro articolo

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