Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini

Chi, leggendo gli ultimi numeri di «Voce di S. Antonio», ci ha seguiti sull’argomento della «Domus Regina Pacis», che — giova ripeterlo per gli ultimi arrivati — comprende il modernissimo cinema-teatro con annessi locali da destinarsi a sede delle attività parrocchiali, chiede, a buon diritto: «A che punto siamo?».
E nell’interrogativo non possiamo non scorgere una mal celata punta d’ironia non disgiunta da un senso di sfiducia, che tutti, più o meno, proviamo quando abbiamo tra i piedi gente ammalata di utopie.
Dio sa con quale desiderio vorremmo rispondere: «Abbiamo raggiunto il traguardo!», oppure: «Stiamo arrrivando!».
Invece dobbiamo accontentarci di rispondere: «Stiamo per partire, ma attendiamo il via». E il via ci sarà dato dai nostri Superiori, i quali, prima di darlo, vogliono espletare certe formalità, di natura burocratica, ben contemplate dalla nostra legislazione. Si partirà comunque, e forse molto presto, perché abbiamo fiducia che la bandierina del via non tardi ad abbassarsi. Frattanto non ci scoraggia l’attesa, non voluta, ma subita con disciplinata sottomissione, che anzi ravviva la nostra fiducia mentre così ci sentiamo incamminati su d’una via maestra, che, se anche più lunga, è sempre più sicura. D’altra parte non è necessario aver raggiunto la statura di Beethoven per capire come le battute d’aspetto non tolgono, ma accrescono la forza espressiva e il colorito d’un quadro sinfonico.
«A che punto siamo?»
Questa la vostra domanda, che non ci par d’aver lasciato senza una risposta esauriente.
«A che punto siamo?»
Ve la rivolgiamo ora noi la stessa interrogazione mentre l’occhio nostro ansioso tenta di scrutarvi sino in fondo all’anima nella speranza di riscontrare un po’ di quella generosità di cui voi non dovreste difettare e sulla quale noi tanto e tanto vorremmo contare.
«A che punto siamo?»
Siete arrivati, o siete almeno in procinto di partire per raggiungerci nella convinzione che la «Domus Regina Pacis» risponde ad una necessità impellente per una popolazione cattolica, che, mentre si accinge a scendere, consapevole e attiva, sui campi dell’era atomica, vuole mantenere il suo impegno di fedeltà a Cristo e non vuole staccare a nessun costo il suo sguardo dal Vangelo, che della storia è il sole illuminante e vivificante? Perdonate la pesantezza del lungo periodo e rispondete.
È proprio un primo traguardo al quale bisogna pur arrivare perché solo le convinzioni solide possono servire da punto di lancio per le grandi realizzazioni. I grandi fatti sono figli delle grandi idee. Ma son proprio le convinzioni, frutto di solidi ragionamenti basati su grandi principi, che mancano al superficialismo moderno anche nel campo cattolico. Purtroppo! Ed è per questo che noi, nel campo della beneficenza, dobbiamo accontentarci di racimolare quando avremmo bisogno di vendemmiare, di spigolare quando avremmo bisogno di mietere.
«A che punto siamo?»
Ammesso che voi siate, come noi, ben persuasi della necessità, in una parrocchia moderna, di quel complesso di ambienti e di attrezzature capaci di far fronte alle esigenze dei tempi e dei luoghi, avete deciso di venirci in aiuto accogliendo almeno l’invito di partecipare al

Prestito «Regina Pacis»?

Non sono mancati i primi generosi, che, con entusiasmo incoraggiante, ci si sono presentati con la loro offerta, ma non furono davvero molti. Non per questo il nostro ottimismo ci ha abbandonati. Restiamo in attesa fiduciosa.
Non crediamo necessario ripetervi in che consista e quali siano le modalità di questo prestito «Regina Pacis», che nella fortunata eventualità di riuscita rappresenta per noi una validissima spinta a portare nel campo della realtà un’opera di alto valore sociale-cristiano, destinata diversamente a dormire nel campo dei sogni; crediamo invece opportuno darvi assicurazione, per eliminare comprensibili timori e titubanze, che i vostri prestiti, dopo un anno, man mano che si susseguiranno settimanalmente le estrazioni, vi saranno recapitati puntualmente a mezzo vaglia postale, senza che voi dobbiate subire la seccatura di venirceli a richiedere.
Parrocchiani di S. Antonio, voi non vorrete deludere la vostra aspettativa mentre, contando sulla vostra comprensione e sul vostro appoggio, non solo verbale, stiamo per iniziare un’opera destinata a scrivere una nuova pagina della nostra pur modestissima storia parrocchiale.

Padre Roberto

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