Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini
Vicino alla Chiesa di S. Antonio mancava ancora l’asilo infantile con grave scapito dei bimbi che venivano abbandonati sulla strada dalle madri costrette a portarsi al lavoro.
È vero che già lo zelo di Padre Giovanni, coadiuvato dalle benemerite Ancelle del Santuario, aveva trovato modo di adunare i bimbi per la prima educazione, ma la mancanza di locali all’uopo rendeva impossibile il poter raccogliere quei frutti morali che possono ripromettersi da un vero e proprio asilo debitamente attrezzato.
Esisteva già in Salsomaggiore un asilo infantile eretto in Ente morale, ma la sua sede era, come è tutt’oggi, situata quasi all’estremità di via Milano, distante da S. Antonio circa due chilometri per cui in condizioni di non poter essere frequentato per la sua lontananza dai bambini del nostro rione.
L’istituzione di un asilo in parrocchia era dunque una necessità sentita e urgente da tutti riconosciuta.
Padre Cirillo si rivolse dapprima all’amministrazione dell’Asilo Civico per indurla ad istituire una sezione nel quartiere di S. Antonio, ma, per quanto il detto Ente riconoscesse l’opportunità del provvedimento, dichiarava esplicitamente di non poter aderire alla proposta perché i mezzi a disposizione non erano sufficienti.
Questo rifiuto, che poteva, per chi non ha speranza nell’avvenire e fede nella provvidenza, far cadere le migliori iniziative, fece nascere nel Padre Cirillo più vivo il proposito di ovviare ad una così grave manchevolezza pregiudizievole alle future generazioni che dovranno continuare il cammino ascendente della Patria.
Fu così che senza indugi sorse l’asilo infantile S. Antonio.
Il progetto veramente era grandioso e costituito da un corpo centrale da adibirsi a teatro, da un fianco sinistro pei locali delle Associazioni Cattoliche e da un fianco destro con locali propri per l’asilo in parola.
Fu costruita la parte asilo che contiene tre sale scolastiche, un refettorio, una cucinetta e un locale pei gabinetti. Ogni locale si apre su un lungo corridoio laterale. Il resto del grandioso progetto attende l’attuazione in tempi migliori.
Il costo di questa costruzione, che, secondo dichiarazioni del Sig. Grigioni Arturo, doveva assommare a non più di L. 70.000, dopo la morte dello stesso Grigioni, avvenuta prima che la fabbrica fosse ultimata e quando già il Padre Cirillo era colpito da quella malattia che lo portò alla tomba, fu presentata invece una lista di L. 164.934,91. Con grande fatica si poté ridurre la cifra a L. 129.640,50.
Per far fronte a tale spesa si ebbero offerte da Enti e persone di Salso per un importo di L. 41.600; per le rimanenti L. 88.040,50 dovettero provvedere i Padri Cappuccini Emiliani, poiché la situazione finanziaria del Parroco di S. Antonio era disastrosamente indebitata.
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Ma l’eccessiva attività, e forse anche le preoccupazioni finanziarie dovute alla sua grande generosità, nonché alla troppa fiducia che nutriva pei suoi simili, finirono per fiaccare la fibra di Padre Cirillo, che venne colpito da un grave esaurimento generale con ripercussioni cerebrali.
Venne dapprima ricoverato nell’ospedale di Parma e poi dai nostri superiori inviato in una casa di cura specializzata a Ghiffa sul Lago Maggiore. Ma tutto fu inutile, Padre Cirillo andava decadendo di giorno in giorno. Non era più l’uomo esuberante, aitante nella persona, dallo sguardo vivido, dalla parola affascinante, ma l’ammalato cadente dall’occhio spento, dalla parola insignificante.
Era stroncato e tagliato fuori da ogni attività. Anche la celebrazione della S. Messa gli si era resa impossibile. Egli però, anche in quelle condizioni pietose, non smentiva la pietà e bontà che avevano caratterizzata la sua potente attività di un giorno. Era come un ammasso informe di ruderi di un castello medioevale crollato nel quale possiamo ancora leggere, in parte, la storia d’imprese leggendarie di altri tempi. Dopo una luminosa giornata di lavoro e di lotte un tramonto senza splendori!
Si addormentava nel Signore il 23 Marzo 1935 nell’ospedale Maggiore di Parma.
Era nato a Bagno di Reggio Emilia il 19 Agosto 1879.
Entrato giovanissimo nell’ordine serafico dei Cappuccini e lodevolmente terminati gli studi, iniziò a Modena il Ministero della predicazione rivelandosi oratore facile, robusto e affascinatore. Al tempo del Partito Popolare ne seguì il movimento partecipandovi attivamente. Ebbe a sostenere anche contraddittori su pubbliche piazze riportando successi clamorosi.
Eletto annalista e storiografo della provincia dei Cappuccini Emiliani, scrisse e mandò alle stampe due apprezzati volumi di memorie storiche nel secondo dei quali, intitolato «Umili Eroi», canta un inno all’eroismo dei Cappuccini Emiliani morti nel servizio degli appestati.
Fu anche un valido propagatore del Terzo Ordine Francescano di cui organizzò importanti Congressi. Passato all’ospedale clinico di Modena, seppe profondere i tesori del suo grande cuore a conforto dei sofferenti, tanto da meritarsi, con una medaglia di benemerenza, l’amore riconoscente di tutta la cittadinanza di Modena, dove era popolarissimo. Si trovava ancora a Modena durante le giornate sanguinose del bolscevismo in urto coi nuovi Fasci di combattimento, e nella sua grande anima sentiva l’angoscia di quelle ore fosche, non restando però inerte, ma portando il contributo della sua modesta opera per ricondurre la pace tra i fratelli che uccidevano i fratelli.
Siamo all’indomani della morte del giovane Fascista Mario Ruini: un funerale imponente sfila per le vie della città, quando i sovversivi dall’alto dei tetti, dove erano appostati, sparano sul corteo funebre. Nuove vittime cadono… la folla presa dal solo il Padre Cirillo rimane davanti al carro panico fugge… funebre, e, sollevando in alto la Croce, grida: «Pace, o fratelli… per amore di Cristo, amatevi… non spargete più sangue fraterno…».
Da quel giorno Padre Cirillo a Modena è circondato da una aureola che sa del leggendario e dell’eroico.
Dove egli è passato, il suo nome resta in benedizione.