Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini
Salsomaggiore ha realizzato nel breve giro di un secolo, tutto quel complesso gigantesco di opere, di sistemazioni, di attrezzatura, che di lei fanno una città meritatamente conosciuta e famosa nel campo della idroterapia mondiale. Essa vive del suo recentissimo passato, vive la sua piena vitalità presente e si protende verso un avvenire, che non può mancare; ma il suo passato è oscuro, quasi diremmo, triste e umiliante.
Benché, come è dimostrato da documenti, le acque salsoio¬diche fossero conosciute almeno due secoli prima di Cristo, Sal¬somaggiore rimane sempre, sino quasi al termine della prima metà del secolo scorso, un povero villaggio nascosto in questa conca circondata da colli boscosi. L’unica industria fu quella del sale che veniva estratto dall’acqua del sottosuolo.
Tale industria, lungi dal portare benessere alla povera gente del luogo, com’era legittimo sperare, servì solamente ad arricchire i già ricchi signori di Piacenza e di Parma, tra cui principalmente i Pallavicino ai quali si deve lo sviluppo industriale delle saline; servì a fomentare liti tra i diversi proprietari. Anche quando intervennero i Comuni di Piacenza e poi di Parma le condizioni di Salso non migliorarono. Potremmo anzi affermare che una fonte di tanta ricchezza si tramutò per i Salsesi in fonte di miseria, poiché l’industria del sale, mentre come sopra abbiamo detto, non portava benessere alla povera gente del luogo e splendore al paese, impediva l’industria del bestiame e dell’agricoltura. Infatti, necessitando legna per la cottura dell’acqua salina, nessuno poteva tagliare alberi nel raggio di sei miglia intorno a Salso, né il bestiame poteva pascolare in detti boschi sotto minaccia di gravi pene, né il terreno poteva in alcun modo essere reso coltivo. Provvedimenti questi giusti, qualora l’industria del sale avesse portato un reale vantaggio alla gente del luogo e qualora avesse arrecato un miglioramento alle condizioni del paese; ma non fu così. Le condizioni di vita degli uomini di Salsomaggiore, Salsominore, Bargone, Scipione e località finitime non erano troppo differenti da quelle dei servi della gleba.
Così la gente di questo povero borgo dalle catapecchie affumicate e dalle vie fangose scriveva le misere pagine della sua storia ingloriosa.
Ma la Provvidenza disponeva che le ricchezze del sottosuolo di Salso incominciassero finalmente a portare il loro efficace e largo contributo al lenimento dei dolori che martoriano il povero organismo umano e così anche per questo luogo, troppo lungamente trascurato, sorgessero giorni di splendore e di gloria.
Per l’opera di un modesto medico condotto, Lorenzo Berzieri, nato a Besozzola di Pellegrino Parmense il 5 Dicembre 1806, un grande evento lancia Salsomaggiore sulle vie degli splendori odierni: vogliamo alludere alle «Bagnature SalinoJodate» sperimentate per la prima volta nel 1839 a beneficio della bambina Franchina Ceriati. Costei, affetta da carie ribelle al piede destro, quasi miracolosamente risanava. Forse allora solo il Berzieri poté misurare l’importanza di quell’esperimento ben riuscito, che avrebbe segnato conquiste di primissimo ordine a beneficio dell’idroterapia mondiale. Gli esperimenti felice mente si ripetono dal Berzieri e, dopo che questi nel 1841 è trasferito alle terme di Tabiano, dal collega Giovanni Valentini, nato a Salsomaggiore il 15 Luglio 1816, che gli succede nella condotta di Salso. Il Valentini ha una visione precisa degli sviluppi futuri della nuova stazione termale e, senz’altro si accinge ad aprirle la via con la sua opera precorritrice, allestendo una stanza dove accoglie i primi bagnanti. I risultati sono meravigliosi; gli ammalati aumentano, cosicché il Valentini, a mezzo del maestro elementare Lodovico Rocca, chiede al governo di Parma autorizzazione per l’apertura di un pubblico stabilimento balneare d’acque salino-jodurate, da tutti desiderato. La domanda trova dapprima alcune difficoltà sollevate da forze occulte, ma finalmente, dal ministro di Grazie e Giustizia, in data 31 Luglio 1847, viene accordata la bramata autorizzazione. È in quest’anno dunque 1847, che viene aperto il primo modesto stabilimento balneare di sei stanzini con vasche. Così è nata la stazione idrotermale. La sua vita dapprima è stentata e il suo sviluppo lento.
Nel 1850 dal Conte Aldhemar, divenuto concessionario delle terme, viene costruito uno stabilimento nuovo con dodici camerini. Nel 1860 il M.se Guido dalla Rosa ottiene per quindici anni la concessione delle terme e amplia il vecchio stabilimento. Nel triennio 1863-65, essendo sindaco il Dalla Rosa, viene costruita la strada Salso-Tabiano, il cui primo tronco è costituito dal viale Romagnosi, in seguito completato coi marciapiedi a spese della Società Terme Magnaghi; nel 1866 si apre la strada rotabile per Pellegrino Parmense. Nel 1873 viene fatto obbligo ai proprietari delle case di Salso di restaurare le facciate e dipingere tutte le imposte visibili dall’esterno. Nel 1874 si inaugura un monumento al grande giurista salsese Gian Domenico Romagnosi. Dal 1875 al 900, per far fronte alle sempre nuove esigenze richieste dal continuo aumento dei bagnanti, è un succedersi di opere pubbliche e private che celermente trasformano il vecchio borgo. Si può dire che il tramonto di ogni anno è salutato dal sorgere di una nuova grande opera.
Nel 1883 sorge lo stabilimento Dalla Rosa, allora adibito ad ufficio di propaganda delle R. Terme. In questo periodo viene progettata la costruzione del viale XX Settembre che dal grande Albergo Detraz si spinge fino a S. Antonio. Pure in questo periodo è l’acquedotto Corazza. Al 1890 risale quella tramvia Borgo-Salso che dopo un cinquantennio di glorioso funzionamento ha ceduto ora il posto alla ferrovia statale. L’anno 1895 vede sorgere un nuovo stabilimento allora considerato grandioso, che prese il nome di Terme Magnaghi, dall’ingegnere che lo costruì e diresse. Risale invece al 1897 il Sanatorium, ora chiamato Istituto Baistrocchi in omaggio al Prof. E. Baistrocchi, che lo ideò e realizzò.
I primi anni del nuovo secolo vedono sorgere pensioni ed alberghi tra cui il Grande Albergo Termale, i grandi Alberghi Milano, Centrale, Detraz e Regina. Nel 1902 si provvide alla copertura del torrente Citronia, che scorre sotto il piazzale dello stabilimento Berzieri. Seguiva la costruzione del magnifico Parco Regina Margherita, la cui area è di metri quadrati 110.000, parco che ci auguriamo non venga ristretto o deturpato da costruzioni che possono ben trovar posto lungo le vie tracciate dal nuovo piano regolatore.
Le Terme passano alla gestione statale, che provvede alla demolizione del vecchio stabilimento e inizia la costruzione dello stabilimento Berzieri, definito lo stabilimento più bello del mondo nel suo genere. Il costo di questa mole imponente, terminata nel 1923, fu di L. 25.000.000.
In questi anni i Grandi Alberghi vengono dotati di reparto cure. Nel 1925 l’acquedotto «Amelia», aggiunto agli altri due insufficienti, porta l’acqua a Salso dalla terra di Fidenza. Pure nel 1925 entra in funzione la grande lavanderia in località detta la «Bertanella».
In questo tempo tre Istituti dello stesso genere vengono ad aggiungersi all’Istituto Baistrocchi: quello dell’Opera Pia Catena di Milano, quella della «Pro Legnano» e da ultimo le grandiosissime Terme dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
L’Ospizio Catena è solo uno, il principale però, dei quattro edifici, che l’Opera Pia Catena ora possiede in Salsomaggiore. Fu costruito dal 1921 al 1928 tutto con offerte private, date in memoria del Prevosto Catena, professore in Seminario, poi Parroco a Inverigo e dal 1870 al 1902 Prevosto Parroco di S. Fedele in Milano. In memoria di Lui i suoi Parrocchiani e ammiratori fondarono nel 1904 l’Opera Pia Catena, che costruì poi in Salsomaggiore, grazie alla copiosa beneficienza dei Milanesi, l’Ospizio Catena per i non abbienti e poi il Villino Catena per le Signore e Signorine.
Nel 1928, in sostituzione della vecchia chiesa Parrocchiale di S. Vitale, si inizia la nuova grandiosa chiesa su progetto dell’Ing. Arata.
L’importanza della nuova situazione termale determina il governo a costruire il nuovo tronco ferroviario Fidenza-Salso, oggi elettrificato, con la nuova lussuosa ed elegante Stazione inaugurata il 21 aprile 1937.
E così in un secolo di progresso, dapprima lento e poi gradatamente accelerato, siamo giunti agli splendori di questo ultimo decennio in cui la stazione termale, di primissimo ordine, elargisce le sue benefiche cure ad una media di quarantamila bagnanti, provenienti, oltreché dall’Italia, da tutte le parti del mondo.
Ma oggi la situazione di Salso, dapprima stazionaria, risente le ripercussioni della crisi economica e politica che tormenta il mondo. Ci auguriamo che la situazione caotica di questa povera Europa disorientata vada chiarendosi e vadano normalizzandosi i rapporti fra popolo e popolo, cosicché dal ristabilito equilibrio dell’economia mondiale anche la città di Salsomaggiore tragga l’impulso di una sempre più intensa vitalità a sollievo dell’umanità sofferente e a feneficio economico di questa popolazione, che dall’industria termale e alberghiera trae vita e prosperità.