Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini
Eretta canonicamente la Parrocchia, veniva pure eletto, con decreto vescovile in data 2 dicembre 1919, il primo Vicario Parrocchiale — così si chiamano con termine giuridico i parroci delle parrocchie affidate alle cure degli Ordini religiosi — nella persona degnissima del Padre Giovanni da Fivizzano.
Il detto padre che già dal 1915 aveva esplicato tanta attività pastorale per il bene delle anime in qualità di delegato vescovile, da quel giorno si sentì ancora più strettamente legato dai vincoli della paternità spirituale alla diletta parrocchia.
E ancora oggi, dopo tanti anni, rivive parlante nel ricordo la sua figura soave al letto degli ammalati, al confessionale e in mezzo ai bimbi.
C’era molto da fare in questo nuovo rione, che di giorno in giorno andava popolandosi di gente importata un po’ da tutte le parti del parmigiano, troppo devastato dalla raffica bolscevica scristianizzatrice del popolo. E lo zelo e la buona volontà e le necessarie qualità non fecero defetto al P. Giovanni. Senza molto rumore, egli lavorava in profondità il mistico terreno delle anime, nulla tralasciando di ciò che viene fatto nelle parrocchie rette da pastori modelli.
Egli invitò, quali coadiutrici nel suo lavoro di apostolato, le R.R. Suore Ancelle del Santuario. Loro compito sarebbe stata l’educazione e l’assistenza all’infanzia e alla gioventù femminile, nonché l’insegnamento della dottrina cristiana. Fu così che nel 1919, su terreno dallo stesso Padre regalato, sorgeva il magnifico fabbricato delle Ancelle del Santuario, che per ben sedici anni coadiuvarono il parroco nel suo ministero.
Ma c’era ancora molto da fare anche dal lato edilizio; ed egli lavorò anche in questo campo.
Dal principio di luglio del 1920 alla fine del gennaio 1921 veniva costruito e aggiunto alla facciata di S. Antonio l’artistico pronao la cui sola posa in opera richiese un importo di L. 9.661,00.
Il campanile nelle sue forme snelle e graziose era già tracciato dalla mano maestra di Giulio Bussandri unitamente al progetto della chiesa, ma attendeva ancora l’impulso per lanciarsi nei cieli quasi invito alle anime a salire dalle profondità del vizio, a Dio. E l’impulso venne dal Padre Giovanni il quale, fidando in Dio e nelle generosità dei buoni, iniziava i lavori, sulle basi già preparate al momento della costruzione della chiesa, il 22 maggio 1922. Il 2 dicembre dello stesso anno i Salsesi potevano contemplare il leggiadro campanile dominante con la sua guglia sormontata di croce e armata di parafulmine, sullo sfondo del viale XX Settembre.
La somma impiegata in questa costruzione fu di 39.767 lire, somma a cui deve aggiungersi la spesa dei mattoni e del materiale già posseduto. Un altro grande passo era fatto.
Ma Padre Giovanni non ignorava che il popolo, segnatamente la gioventù, non dissimile in questo dal popolo dell’antica Roma, dopo il pane, domanda il divertimento «Panem et circenses», sapeva pure che anche il popolo cristiano, se manca di divertimenti onesti, si lascia troppo spesso trascinare da quelli peccaminosi; dall’altra parte l’onesto sollievo, più che tollerato, è voluto da Dio il quale dice: Servite Domino in letitia.
Perciò era bene che la parrocchia avesse un modesto teatrino che, mentre divertisse, educasse. E così anche il salone-teatrino, certamente molto modesto, si iniziava il 18 settembre 1922 e nel gennaio 1923 era terminato.
La costruzione, che comprende anche un piano sovrastante per abitazione dei religiosi, importò L. 27.450 di spesa fatta astrazione della spesa per l’acquisto dei mattoni, legname e tegoli pei tetti.
Dopo otto anni di lavoro intenso animato da uno spirito di carità e di dolcezza conquistatrice delle anime, egli abbandonò il peso della responsabilità della parrocchia per assumere il governo dell’importante Convento e studentato di Piacenza e quindi del convento e noviziato di Fidenza. Nel settembre 1927 veniva eletto Superiore Provinciale della monastica provincia dei Cappuccini emiliani. Dal 1934 egli sostenne l’alta carica di Superiore Ecclesiastico della Missione «sui juris» di Trebisonda — Mar Nero.