Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini

Voce di S. Antonio»
HA QUALCHE COSA DA DIRVI

Sono un piccolo giornalino, senza pretese, che non ha bisogno di presentazione; da dieci anni entra nelle vostre case accolto con una gentile cortesia di cui vi ringrazio.
So che quando non mi vedeste arrivare vi lamentaste della mia assenza; il che dimostra che per voi non sono un indesiderato. Da parte mia posso dirvi in coscienza di avervi sempre portato una parola di verità

con lo scopo di farvi del bene. Qualche volta può darsi che abbia urtato i nervi ipersensibili di qualche mio lettore; me ne dispiace, ma non ne sento rimorso perché l’ho fatto solo per difendere la verità e la giustizia.
Ho parlato chiaro e forte anche quando, come all’indomani della liberazione, era pericolo assai esporre le proprie idee. Ho avuto anche l’onore di entrare in polemica con qualche grande quotidiano e allora mi sentivo davvero un piccolo Davide alle prese con il gigante Golia. Le battaglie non furono poche e tutte misero a dura prova la mia forza di resistenza dandole il collaudo per nuovi cimenti. Ma la battaglia che più mi impegnò e che mi parve, in un primo momento, enormemente sproporzionata alle mie possibilità e che pure sostenni con coraggio indomito e con tenacia, che da molti fu giudicata testardaggine rabbiosa, fu quella a difesa e a sostegno della casa di riposo «Sacra Famiglia». L’ho intrapresa e non l’ho abbandonata sino che l’ho vista coronata di completa vittoria. Ho appoggiato sempre le iniziative e ho tracciato programmi di lavoro per la vitalità della nostra Parrocchia. Ho portato il mio modesto contributo di propaganda e di incitamento alle grandiose dimostrazioni di amore sulle vie trionfali della Madonna Pellegrina. Ho portato la nota del mio debole canto ai cori inneggianti alla Vergine Immacolata nel suo centenario, lanciando pure proposte, tutte realizzate, perché opere concrete di bene restassero a ricordare il Centenario mariano.
Non ho mai cessato di ripetervi esortazioni e preghiere per una rinnovata vita cristiana, indispensabile condizione per la rinascita di un mondo decrepito.
Ho rimproverato gli egoisti, ho encomiato i generosi, ho scosso gli addormentati, ho incoraggiato i pavidi, ho spronato i pigri, ho additato le mete ai coraggiosi.
Ho gridato l’allarme quando il lupo tentava di entrare nel gregge.
Ho protestato quando alla gioventù si tendeva l’insidia per strapparla dalla religione dei padri.
Ma anch’io ho avuto i miei momenti di sfiducia e di stanchezza che mi hanno costretto a diradare le mie visite alle vostre case. Era uno stato di prostrazione dovuto all’insufficienza di nutrizione. Penuria di mezzi necessari alla vita. Entravo in mille famiglie portando una parola di verità e di bontà chiedendo in ricompensa meno di mezza lira al giorno per continuare la mia vita consacrata al bene, ma l’irrisoria elemosina, forse non per cattiveria ma per noncuranza, mi fu negata da quasi ottocento famiglie su mille.
Altri al mio posto avrebbe deciso di abbandonare il campo e ritirarsi a vita privata per prepararsi alla morte. Io no. Ho richiamato a raccolta gli antichi spiriti battaglieri della mia imbattibile testardaggine e ho gridato a me stesso, come ora lo grido a voi: non voglio morire! E ho deciso non solo di restare al mio posto di lotta per la causa cristiana della mia parrocchia di S. Antonio, ma ho voluto presentarmi a voi in divisa e armatura rinnovata e raddoppiata statura. E così continuerò a entrare nelle vostre case. E sarò preciso all’appuntamento ogni mese per dirvi quello che penso e quello che voglio.
Ho la certezza che il mio coraggio e la mia perseveranza finiranno per far breccia nel vostro cuore aprendo le vie della sua generosità, che a voi dia l’occasione di compiere un’opera buona e a me la possibilità di continuare, con lena rinnovata, il mio cammino verso tante luminose realizzazioni che, per un più grande avvenire della Parrocchia di S. Antonio, già vedo affacciarsi al mio orizzonte.
Sostenuto da tale certezza, mi rimetto in cammino. Dio è con noi!</p>

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