Dal libro “Un popolo in festa e in cammino” di Don Luigi Guglielmoni, Clementina Corbellini e Giulia Urgeletti Tinarelli

La Parrocchia di Sant’ Antonio comprendeva la parte più povera di Salsomaggiore, città per molti sinonimo di luogo del divertimento e della “bella vita“, come amava ripetere Padre Roberto Lecchini.
Ma la realtà era ben diversa: molte famiglie vivevano in dignitosa povertà. Anche nel convento i Frati vivevano veramente in modo molto frugale. Del resto il “pane di Sant’Antonio” era il segno della loro condivisione con i poveri. E’ rimasta tutt’oggi questa tradizionale espressione di carità, che viene ancora visibilizzata nel giorno del Patrono. Da anni se ne fa promotrice Anna Viarengo.
Il sogno di costruire una Casa di Riposo parrocchiale è nato dal desiderio di offrire una sistemazione adeguata a tanti anziani soli o non autosufficienti, in difficoltà economica. Affacciato alla finestra del convento, Padre Roberto confidava a Frate Pacetta: “Voglio fortemente la Casa di Riposo per i nostri vecchi e tu, Pacetta, mi dovrai aiutare a raccogliere soldi per costruirla“.
Il parroco iniziò i lavori senza alcun capitale iniziale. Gli aiuti sono arrivati gradualmente: l’unica garanzia era il terreno offerto dai Frati Cappuccini Emiliani. L’Impresa Zanichelli fece condizioni di favore riguardo al pagamento dei lavori, diretti dall’architetto Gandolfi ed iniziati 1’11 marzo 1946.
Si mobilitò, come sempre, la “macchina della solidarietà“, che porta il nome di Delfina e Ida Berzieri e di Clementina Santi. Quest’ultima si metteva in fondo alla chiesa con un banchetto a vendere coroncine del Rosario, immagini sacre e candele votive… a favore della erigenda Casa di Riposo. Clementina si è prodigata a lungo e con generosità nell’aiutare sia i Frati sia gli ospiti della nuova struttura. I Frati le assegnarono prima un piccolo alloggio nella parte sottostante il convento e poi una migliore sistemazione nella Casa di Riposo.
Molte erano le volontarie che affiancavano Clementina nel rammendare, lavare e stirare la biancheria e nei vari servizi, svolti con spirito francescano. Pina Botti, Maria Burgazzoli, Dina Baruffini e molte altre furono le “pioniere” in questo settore caritativo. Anche Ferruccio Conti è stato di grande aiuto nella segreteria amministrativa.
I primi ospiti vivevano sostanzialmente di donazioni caritative. I membri della Sezione Alpini di Salsomaggiore Terme si sono distinti nell’aiutare a portare a compimento la costruzione della Casa di Riposo. Grande merito va riconosciuto al capogruppo Enzo Canali, deceduto a 81 anni il 29 marzo 2003. A lui si deve anche la costruzione della “Baita degli Alpini“, inaugurata nel 1998, sempre nel territorio della nostra Parrocchia..
Anche il gruppo delle Terziarie Francescane, accanto all’impegno prettamente formativo e spirituale, ha dato il proprio contributo di solidarietà quotidiana e silenziosa sia alla cura della chiesa sia alla Casa di Riposo.
I poveri di passaggio che bussavano al convento dei Frati hanno sempre trovato accoglienza e ristoro. L’impegno continua: dal 2000 la Parrocchia usufruisce del “Banco alimentare“, che permette di consegnare ogni mese alle famiglie bisognose, in modo gratuito e discreto, vari generi alimentari.
Luigi Corbellini è stato il primo obiettore di coscienza a svolgere in Parrocchia il servizio civile: era il 1985. Altri giovani ne hanno seguito le orme, offrendo gratuitamente un prezioso aiuto agli ospiti della “Sacra Famiglia“, ai ragazzi dell’oratorio e alla Scuola Materna Parrocchiale.
Anche i bambini fanno parte della categoria evangelica dei “poveri“. Per questo la Scuola Materna Parrocchiale ha sempre avuto un grande rilievo nella vita della comunità e del quartiere: prima con il servizio delle Religiose e dal 1992 con le insegnanti laiche della Cooperativa “Il Cortile“. Ogni anno le richieste di iscrizione superano i posti disponibili: è un segno di fiducia nella proposta educativa di stampo cattolico. E’ una gioia quando, all’apertura e alla chiusura dell’anno scolastico, i bambini della Scuola Materna partecipano all’Eucaristia domenicale della Comunità.

Uno sguardo al mondo
Un’altra forma di attenzione ai poveri è quella della collaborazione con i missionari. I Frati Cappuccini dell’Emilia si sono impegnati in modo particolare nel Centro Africa e diversi Padri, che si sono succeduti nella nostra Parrocchia, hanno dato un notevole contributo missionario. Si pensi a Padre Sergio Govi, prima impegnato tra i ragazzi e i giovani di Sant’Antonio, poi missionario e quindi Vescovo nel Centro Africa. Significativa è stata la collaborazione a favore dell’ospedale di Kabò. Anche Padre Paolo Poli, dopo il periodo trascorso a Salsomaggiore Terme, visse un’esperienza decennale in terra africana. Un altro Padre, che si è distinto nell’aiuto agli adolescenti della nostra Comunità, è stato Antonino Serventini, poi missionario in Centro Africa. Padre Mario Cappucci andò più volte a far visita ai confratelli missionari. E questi, al loro rientro in patria, non mancavano di sostare in Sant’Antonio per ringraziare i fedeli per il loro prezioso sostegno economico e spirituale.
La nostra Parrocchia era collegata con il Centro Missionario Cappuccino di San Martino in Rio, che provvedeva anche a smistare gli aiuti alle missioni dell’Emilia. Con la raccolta di generi alimentari, vestiti e offerte in denaro, Sant’Antonio ha pure contribuito alla realizzazione di vari progetti nelle missioni. Per esempio il gruppo delle famiglie e la Corale Parrocchiale per anni si sono autotassati a favore delle missioni.
Oggi lo spirito missionario della comunità si esprime anche attraverso 1.300 adozioni a distanza di bambini bisognosi in vari Paesi del mondo: Eritrea Etiopia, Tanzania, Togo, Brasile, Libano e Perù. Con un contributo mensile di € 26 si garantiscono vitto vestiario e scolarizzazione a bambini che, diversamente, sarebbero destinati ad una miseria ancor più grave. Tale esperienza favorisce la visita di vari missionari in Parrocchia e la raccolta di materiale didattico, da inviare in missione. Tramite la nostra, Parrocchia, Cariparma si è impegnata per un triennio nell’adozione di 160 bambini del Togo. In Italia in Europa, è la prima volta che un Istituto Bancario si impegna direttamente in una simile iniziativa!

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