Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini
A Salsomaggiore furoreggiarono le incursioni aeree soltanto negli ultimi mesi della guerra prendendo per bersaglio la stazione ferroviaria e casa dei ferrovieri.
Però insieme vennero colpite parecchie case private e uccisero due uomini di media età. Più di un centinaio di persone rimasero senza tetto e presero alloggio presso una casa di cura nelle vicinanze della chiesa di S. Antonio. I cappuccini misero a disposizione degli sfortunati il vecchio teatrino parrocchiale e i locali della scuola materna dove restarono per diversi mesi.
Ma il disastro è avvenuto quando la fine della guerra era imminente.
Quei pochi soldati tedeschi che ancora rimanevano alloggiati nei locali della Previdenza Sociale, già ospedale dei nostri soldati provenienti dai campi di guerra, partirono sul mezzogiorno per unirsi alla ritirata generale diretta all’Oltrepò.
Nelle prime ore del pomeriggio molta gente si riversava nei locali della Provvidenza Sociale un po’ per curiosità, e un po’ nella speranza di trovarvi coperte, lenzuola, tovaglie e cose di tal genere. Forse dai tedeschi ciò fu previsto in partenza o forse qualcuno telefonò a chi attendeva, fatto sta che in un baleno tre o quattro cacciabombardieri arrivarono a bassa quota mitragliando e uccidendo quasi una trentina di quei malcapitati. Il sottoscritto, che in quell’ora si trovava nelle vicinanze di Tabiano, ritornò in volata a Salsomaggiore recandosi verso la stazione ferroviaria dove scorgeva un mondo di gente disperata che andava cercando questo o quel morto sul pavimento della sala della stazione che era tutta un lago di sangue. Dopo una benedizione e una preghiera pei morti, non mi restava altro che unirmi al pianto di quella povera gente.
Il giorno seguente, sul fare della sera, nel cimitero venne celebrato il funerale con Santa Messa, presente tutta la città e il Clero con a capo il Vescovo di Fidenza.
Ecco l’elenco funereo dei caduti:
Volta Giuliano di anni 2 (Campore)
Massari Rina di anni 12 (Stazione FFSS)
Tagliavini Maria di anni 30 (Campore)
Salomoni Celestina di anni 67 (Campore)
Aramelli Fernando di anni 22 (Campore)
Aramelli Carlo di anni 24 (Campore)
Molinari Antonio di anni 69 (Campore)
Brandazza Corina di anni 48 (Campore)
Botti Clemente di anni 36 (Stazione FFSS)
Gatti Corinna di anni 35 (Campore)
Avanzini Cesira di anni 58 (Stazione FFSS)
Casoni Amalia di anni 72 (Strada Valle)
Ampollini Carlo di anni 15 (Stazione FFSS)
Palladini Leontina di anni 41 (Stazione FFSS)
Barbieri Ines di anni 30 (Strada Valle)
Asdente Esterina di anni 49 (Stazione FFSS)
Ronzoni Gabriele di anni 3 (Strada Valle)
Bacchi Tanani Pia di anni 66 (Stazione FFSS)
Pratizzoli Rina di anni 47 (Stazione FFSS)
Copelli Franco di anni 5 (Strada Valle)
Copelli Carlo di anni 8 (Strada Valle)
Copelli Giorgio di anni 6 (Strada Valle)
Alle vittime del settembre 1944 vanno aggiunti:
Bellicchi Domenico, di anni 65 colpito, dai caccia nell’aprile 1944;
Tosi Attilio, di anni 50, morto nella sparatoria dell’8-X-1944.
A costoro vanno aggiunti due giovani condannati dai tedeschi alla fucilazione perché ritenuti spie.
I loro nomi: Zara Vero (Vero) d’anni 21, Zanchi Giangiacomo (Giacomo) di anni 19 ambedue di Trieste.
Dei due condannati non possiamo scrivere altro che quanto segue.
Eravamo nel pomeriggio dell’11 agosto del 1944 quando una telefonata del Comm. Giberti, responsabile dell’ordine pubblico della città, comunicava al Parroco di S. Antonio che due giovani detenuti nell’albergo «Savoia» erano condannati a morte dal comando tedesco. La fucilazione doveva essere eseguita entro due ore. Erano due partigiani della città di Trieste. Trovandomi a quell’ora fuori città, accorse immediatamente il mio vice P. Cirillo Fornili, che, in una tale terribile circostanza, fu provvidenziale per quei disperati che in lui solo trovarono conforto e coraggio. Li preparò al grande passo e, dopo avere somministrato loro i Sacramenti della Confessione e Comunione, salì con loro su di un carriaggio militare, che li portò al luogo della fucilazione nelle vicinanze della chiesa di S. Giovanni Contignago sulla riva del torrente Ghiara, dove, baciandoli e benedicendoli, disse loro: «Coraggio! Il paradiso vi attende!». Poi seguì i loro corpi al cimitero per l’ultima benedizione.
P. Cirillo si mise in comunicazione con i genitori dei defunti restando con essi in dolce amicizia.