Dal libro “Il primo cinquantennio” di Padre Roberto Lecchini

Come al termine del primo XXV dei Cappuccini a Salsomaggiore si presentò, al Cap. XIV, lo stato attuale della Parrocchia di S. Antonio, così al termine del secondo XXV si vuol fare altrettanto presentandone il movimento demografico dell’anno 1960:
Matrimoni, 27;
Battesimi, 30;
Funerali, 33.
Più arduo il compito di qualificare la situazione spirituale e morale della popolazione. Tentiamo di disimpegnarci affermando che «sunt bona mixta malis» (un po’ di bene e un po’ di male), per far capire che il bene non è mai troppo mentre il male non manca mai. Nel complesso chi scrive pensa di poter tener conto di un giudizio, non richiesto, che l’allora Vescovo di Fidenza scrisse della Parrocchia di Sant’Antonio in Salsomaggiore:

Sono da pochi mesi in Diocesi, ma sono stati più che sufficienti per conoscere la Parrocchia di S. Antonio, la sua perfetta attrezzatura e organizzazione, la sua vita spirituale, tanto da essere una delle più attive Parrocchie della Diocesi.

Voglio in modo particolare ricordare l’ammirata attività catechistica, che forma la missione più importante della parrocchia e le realizzazioni caritative, specie per i cari anziani. Di tutto ciò io La ringrazio di cuore, come La ringraziano i suoi parrocchiani che sono tanto dolenti di perdere un così dinamico e buon Pastore.

Lo stesso eccellentissimo Vescovo di Fidenza, consegnando la Parrocchia al nuovo Parroco P. Alessandro così si esprime:

Ella trova una parrocchia bene organizzata e spiritualmente attiva, frutto del lungo ministero del suo predecessore P. Roberto e che ella saprà portare ad ulteriori sviluppi per la gloria di Dio».
Credere che il Reverendissimo Vescovo fosse uno dei tanti adulatori di questo sudicio mondo sarebbe un autentico giudizio temerario. Quod absit!
Tuttavia, se a qualcuno nascesse il prurito di vanagloria per quel poco che s’è fatto, pronta sarebbe la sferza di S. Paolo a gridargli: «Quid habes quod non recepisti? Et si recepisti, quid gloriaris quasi non acceperis?» (Che cos’hai tu, che non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne glori quasi non l’avessi ricevuto?).
E quanto si doveva fare e non ci si è riusciti? Gloria a Te, o Signore, per quello che s’è fatto e misericordia, o Dio, per quanto si doveva fare e non s’è fatto, o s’è fatto male.
Si vada avanti!
Con la partenza di P. Roberto, avvenuta in settembre 1961, ha termine il primo cinquantennio dei PP. Cappuccini a Salsomaggiore e ha inizio il secondo.
Diamo la parola a Dario Soresina, che nella sua «Enciclopedia Diocesana Fidentina» dà il via al susseguirsi dei Parroci a S. Antonio in Salsomaggiore.

Padre Roberto Lecchini (al secolo Pietro Carmelo) era nato ad Arzelato, piccola frazione del comune di Pontremoli (MS) l’11 dicembre 1905
Nel 1919 entrò nel seminario serafico e, dopo aver compiuto l’anno di noviziato nel 1921, nel 1922 emise la professione temporanea dei voti religiosi, mentre quella perpetua la emise 1928.
Nel luglio 1929 venne ordinato sacerdote nel Duomo di Modena. E da quel momento il “terremoto padre Roberto” non ebbe più un attimo di sosta. Dopo aver insegnato per breve tempo storia civile nostri seminari, si dedicò completamente alla predicazione e all’apostolato. Nella sua lunga vita, gli anni in cui diede il meglio di sé, furono quelli trascorsi a Salsomaggiore, dove rimase ininterrottamente come parroco dal 1938 al 1961: ben 24 anni!
Eresse qui la casa di riposo, tuttora in piena funzione, facendo tanti sacrifici anche di ordine economico. Fu una vera conquista: in tal modo gli anziani di Salsomaggiore potevano rimanere nella loro città senza scendere al vicino ricovero di Fidenza.
Oltre alla casa di riposo egli diede vita anche al cinema parrocchiale “Pax” per dare ai giovani un sano divertimento. Da buon pastore quale era, dedicò particolare cura alla catechesi che considerava come l’anima della parrocchia. Ma certamente non era un uomo da restare tra le mura del convento, e nel 1944 prese chiare posizioni a favore della popolazione salsese in un episodio legato allo scontro tra le milizie partigiane e le milizie repubblichine.
Quando, nel 1961, lasciò la sua amata parrocchia, il cardinale Ersilio Tonini, allora arciprete di San Vitale. così lo salutò: “Sembrava freddo, era sbrigativo. ma sentiva profondamente e vivamente l’attacco ai suoi parrocchiani. Era un po’ come quei papà forti che il loro affetto lo manifestano non a parole, ma a fatti; non coi complimenti, ma coi sacrifici”.
Dal 1961 al 1967 l’obbedienza lo chiamò a ricoprire il ruolo di superiore del convento di Parma;
dal ’67 al ’70 tornò ai suoi amati luoghi natali essendo predicatore nel convento di Pontremoli.
Dopo un sessennio, trascorso come superiore del convento di Vignola (1970, 1976), e un triennio a Modena (1976-1979) come predicatore, nel 1979 tornò a Parma dove rimase fino al 1996, quando il procedere inesorabile degli anni logorò la sua resistente fibra.
Uomo sereno, alieno da compromessi galantuomo. anche se molto distratto, amò profondamente la sua vocazione e riuscì veramente ad incarnarla nei diversi luoghi in cui si trovò a vivere.
Fu anche fecondo scrittore e di lui ci restano diverse pubblicazioni (oltre una decina), tra le quali ricordiamo: Sant’Antonio in Salsomaggiore. Brevi cenni storici (Salsomaggiore, 1940), Padre Davide da Savignano, cappuccino (Parma, 1966), i francescani e la rinascita cattolica inglese (Modena, 1975), Alfonso III duca di Modena e Reggio, padre Giambattista d’Este cappuccino (Modena, 1979), Il primo cinquantennio: la parrocchia di S. Antonio dei frati Cappuccini a Salsomaggiore (Parma, 1992). Padre Roberto si spegne il 19 aprile 1999 all’età di 93 anni.
I funerali di fr. Roberto hanno avuto luogo nella chiesa di Pontremoli, nella mattinata di mercoledì 21 aprile.
L’omelia è stata tenuta da fr. Silvio Mosè Venturelli.
La salma è stata tumulata nel paese natale di Arzelato.
Nella sera dello stesso giorno, alle ore I8, è stata celebrata una santa messa di suffragio nella nostra chiesa di Salsomaggiore, dove fr. Roberto era molto stimato e conosciuto per il lungo periodo ivi trascorso.
Mentre ringraziamo il Signore per il dono di un confratello cosi amante della sua vocazione e delle persone che incontrava nel suo cammino, Gli chiediamo di accoglierlo in quella luce eterna che ha cercato con impegno e fedeltà nella sua lunga giornata terrena.

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